Compra GP Green Protection e vendita GP Green Protection (9.90Euro) - NOVITA' ASSOLUTA 2011 - Potente antiossidante naturale..Antiossidanti

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  • GP Green Protection

  • Antiossidanti GP Green Protection Ingrandisci foto


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    € 9.90

  • Descrizione del prodotto: GP Green Protection

    NOVITA' ASSOLUTA 2011


    - Potente antiossidante naturale

    - Prodotto UNICO sul mercato

    - Aiuta te e i tuoi cari nella protezione dai danni prodotti dalle radiazioni di qualsiasi natura: esposizioni solari a rischio, lettini abbronzanti, inquinamento ambientale, troppe radiografie e Tac, telefonini, elettro smog, raggi ultravioletti ecc.

    Prodotto notificato al Ministero della Salute. Marchio registrato.

    GP Green Protection

     

    Perchè il GP - Green Protection?
    Ogni giorno entriamo in contatto con agenti che sono causa di stress ossidativo per il nostro organismo, agenti di tipo chimico (inquinanti ambientali), di tipo fisico (radiazioni, campi elettromagnetici, raggi solari et.), come componenti esogeni. Anche gli stati infiammatori, le patologie e lo stile di vita moderno concorrono come agenti ossidativi endogeni. Le condizioni quotidiane ci allontanano dalle fonti di una alimentazione adeguata e variata per fattori di varia natura: temporali (orari ridotti per l’assunzione, ma anche la preparazione, dei pasti), qualitativi (cibi non sempre freschi), educativi (i principi base dell’alimentazione sana, nel mondo della conoscenza diffusa, sono un tesoro in pericolo).
    In cosa il GP - Green Protection è diverso?
    Molti integratori si proppongono come antiossidanti, ma il GP - Green Protection presenta delle caratteristiche uniche. La formula riunisce gli estratti delle piante che sono risultati scientificamente efficaci nella protezione dell’organismo. A differenza di altre formulazioni, la miscela di fitocomplessi di alta qualità offerti dal prodotto si dimostra altamente fisiologica nella sua azione.
    Perchè il GP - Green Protection consente protezione sicura ad un prezzo inferiore a quello di un caffè al giorno?
    Perchè nella lotta quotidiana contro lo stress ossidativo un prodotto deve dare una risposta significativa sempre e a tutti. Con un laborioso impegno sulle modalità di produzione e packaging abbiamo contenuto tutti i costi  tranne quelli della qualità delle materie prime.

     

    Gli estratti presenti in questo prodotto derivano da piante che hanno mostrato in diversi studi di possedere proprietà antiossidanti, epatoprotettive e preventive del danno cellulare; utili in situazioni di stress ambientale quali lo smog, l'inquinamento, le radiazioni, l'esposizione ai raggi UVA e UVB, le onde elettromagnetiche. Tali dati rendono ancora più interessanti queste piante di uso millenario. La Melissa, il Tè verde, il Cardo e lo Zenzero, infatti, hanno un consolidato uso tradizionale diffuso in quasi tutte le culture. Le loro applicazioni sono innumerevoli. Per dare un’idea dell’ampiezza della bibliografia disponibile riportiamo i risultati ottenuti effettuando una ricerca nella più importante banca dati on-line di ricerca bio-medica PUBMED*:

    Cardo Mariano
    512 risultati per Silybum marianum - 1517 risultati per Silymarin
    Melissa
    765 risultati per Melissa officinalis - 450 risultati per Rosmarinic Acid
    Tè Verde
    4106 risultati per Green Tea - 3869 risultati per Polyphenol
    Zenzero

    1361 risultati per Ginger - 221 risultati per Gingerol

    * PubMed è un database bibliografico contenente informazioni sulla letteratura scientifica biomedica dal 1949 ad oggi; la cui prima versione online è del gennaio del 1996.
    Prodotto dal National Center for Biotechnology Information (NCBI) presso la National Library of Medicine (NLM) dei National Institutes of Health (NIH) degli Stati Uniti, la banca dati viene comunemente interrogata attraverso Entrez, il motore di ricerca messo a punto dall'NCBI per l'individuazione di informazioni biologiche, chimiche e mediche.
    PubMed, con oltre 18 milioni di riferimenti bibliografici derivati da circa 5.300 periodici biomedici, consente l’accesso al MEDLINE (Medical Literature Analysis and Retrieval System), l'archivio bibliografico on-line del sistema MEDLARS. PubMed condivide le informazioni di base con Medline e con l'Index Medicus, la corrispondente versione a stampa la cui pubblicazione, per l'avvento degli strumenti informatici, è stata interrotta nel 2004.
    Sono oltre 17 milioni gli articoli reperibili tramite abstract, gli articoli tipo review sono in totale oltre 1,5 milioni mentre gli articoli disponibili in free full test (testo integrale) sono oltre 3,1 milioni.
    La lingua dell'interfaccia è solamente in inglese.

     

    Silybum marianum

    Il cardo mariano (Silybum marianum (L.) Gaertn., 1791) è una pianta erbacea biennale della famiglia delle Asteracee, presente in tutto il bacino del Mediterraneo.
    ll cardo mariano è una pianta officinale, usata per il trattamento delle affezioni a carico del fegato. Per le sue proprietà è usato anche come ingrediente nella preparazione di liquori d'erbe. Il fitocomplesso è stato usato con successo nel trattamento in pazienti affetti da epatite cronica sintomatica con scomparsa completa dei sintomi clinici vedi: astenia, inappetenza, grave meteorismo, dispepsia, subittero e con normalizzazione delle transaminasi. Gli stessi risultati si possono ottenere nei pazienti sottoposti a pesanti cicli di chemioterapia con gravi alterazioni biumorali e cliniche riguardanti la funzione epatica.
    Il fitocomplesso di Cardo mariano riduce le transaminasi ed altri indici bioumorali nel decorso delle epatopatie e sembra proponibile inoltre anche nella sindrome epato-renale. Altri flavonolignani presenti hanno dimostrato delle proprietà individuali che spiegherebbero parzialmente le capacità del fitocomplesso di indurre una certa rigenerazione delle cellule epatiche:

    • la silandrina, interferirebbe con la sintesi dei trigliceridi ed è anche capace di modulare la funzione della cicloossigenasi II (inducibile nelle infiammazioni);
    • la silimonina è risultata essere un modulatore della pompa ATP-dipendente della multiresistenza ai farmaci (GP170/MDRG) e dell'enzima 17beta-idrossisteroide deidrogenasi. È possibile dunque che l'azione generica sia quella di stimolare l'eliminazione cellulare delle tossine e ridurre la componente infiammatoria, presente nelle forme epatitiche grasse, alcoliche e da terapie ormonali con steroidi.

    Il fitocomplesso è stato usato con successo nel trattamento in pazienti affetti da epatite cronica sintomatica con scomparsa completa dei sintomi clinici vedi: astenia, inappetenza, grave meteorismo, dispepsia, subittero e con normalizzazione delle transaminasi. Gli stessi risultati si possono ottenere nei pazienti sottoposti a pesanti cicli di chemioterapia con gravi alterazioni biumorali e cliniche riguardanti la funzione epatica.
    Dagli acheni del cardo mariano si estrae la silimarina, una miscela di flavonolignani (silibina, silidianina, isosilibina e silicristina) noti per le proprietà depurative e protettive sul fegato. Il cardo mariano viene utilizzato in tutte le epatopatie (alcoliche, tossico-metaboliche, iatrogene e croniche) in cui sia rilevato un danno anatomo-funzionale, dato che effettua un'azione rigeneratrice nei confronti della cellula epatica e rende più resistente la cellula nei confronti degli agenti epatotossici. Inoltre è un efficace antiossidante dato che cattura i radicali liberi.
    L'utilizzo a scopo terapeutico di questa pianta è noto fin dall'antichità ma l'isolamento e la caratterizzazione dei principi attivi sono stati completati negli anni settanta.
    Già nel Cinquecento Pietro Andrea Mattioli, noto umanista e medico italiano descrisse le qualità del cardo mariano: «La radice scalda, monda, apre e assotiglia. La cui decottione dà utilmente nelle oppilationi del fegato e delle uene, per prouocar l'orina ritenuta...Prouoca la medesima i menstrui non solamente beuta, ma anchora sedendouisi dentro... »

    Alcuni studi

    Z Naturforsch C. 2010 May-Jun;65(5-6):337-46.

    Valutazione della silimarina come promettente radioprotettore.

    Adhikari M, R Arora, R Chawla, Sharma J, Dhaker AS, Gupta D, Dubey N, R Kumar, V. Ivanov, Gadjeva V, R Gevrenova, Sharma RK.

    Fonte: Institute of Nuclear Medicine and Allied Sciences, Brig SK Mazumdar Marg, Delhi-110054, India

    Abstract
    La silimarina, un estratto purificato di semi di Silybum marianum L. e ben noto per la sua capacità epatoprotettiva, è stata valutata per la sua intrinseca utilità come agente radioprotettivo. Una frazione (INM-7035) è stata distinta caratterizzando la composizione percentuale delle silibina A e B (39,9% e 57,4%). Sono state anche valutate le attività free radical scavenging di INM-7035 contro i radicali superossido (> 68%), i radicali ossidrile (> 33,75%), DPPH (67,2%), e ABTS (32,4%). La frazione ha chelato (> 30%) gli ioni ferrosi, in modo da poterne limitare l'amplificazione. INM-7035 ha mostrato una attività peroxyl radical scavenging >50% nella fase lipidica e contemporaneamente una riduzione dose dipendente (R2 = 0,990) di questo potere nella fase acquosa. Il flusso di radicali liberi contemporaneamente indotto da radiazioni può portare alla rottura di biomolecole come i lipidi di membrana. L’INM-7035 ha completamente inibito lo stress perossidativo dei lipidi nel caso di membrane sottoposte a stress da radiazione sopraletale nel sistema liposomiale. La capacità di INM-7035 di modulare i livelli di NF-kB, ha marcato la sua potenzialità intrinseca come radioprotettivo bioattivo.

     

    Phytother Ris. 2010 Ott; 24 (10) :1423-32.

    Il Cardo mariano nelle malattie del fegato: passato, presente, futuro.

    Abenavoli L, R Capasso, N Milic, Capasso F.

    Fonte: Department of Experimental and Clinical Medicine, University Magna Graecia, Catanzaro, Italy. l.abenavoli@unicz.it

    Abstract
    Silybum Marianum o cardo mariano (MT) è la pianta il cui uso è il più documentato per il trattamento della patologia epatica. Il complesso attivo del Cardo è un estratto lipofilo dei semi della pianta e si compone di tre flavonolignani isomeri (silibina, silidianina e silicristina), conosciuti collettivamente col nome di silimarina. La silibina è un componente con il più alto grado di attività biologica e rappresenta dal 50% al 70% della silimarina. La silimarina si trova in tutta la pianta, ma è concentrata nei frutti e nei semi. La silimarina agisce come antiossidante, riducendo la produzione di radicali liberi e la perossidazione lipidica, ha attività antifibrotica e può agire come un agente bloccante le tossine inibendo il legame delle tossine con i recettori della membrana cellulare degli epatociti. Negli come animali, la silimarina riduce il danno epatico causato da paracetamolo, tetracloruro di carbonio, radiazioni, sovraccarico di ferro, fenilidrazina, alcool, ischemia fredda e Amanita phalloides. La silimarina è stata usata per trattare la malattia alcolica del fegato, acuta e cronica, epatite virale e le patologie del fegato indotte da tossine.

     

    Int J Oncol. 2010 Maggio, 36 (5) :1053-60.

    Meccanismi molecolari della inibizione della fotocarcinogenesi da silimarina, un fitochimico dal cardo mariano (Silybum marianum L. Gaertn.) (Review).

    Vaid M, SK Katiyar.

    Fonte: Dipartimento di Dermatologia dell'Università di Alabama a Birmingham, Birmingham, AL 35.294, USA.

    Astratto
    II cambiamenti nello stile di vita nel corso degli ultimi decenni tra cui trascorrere gran parte del tempo all'aperto e l'uso da parte di alcuni di dispositivi abbronzanti a scopi cosmetici hanno portato ad un aumento di incidenza di malattie della pelle, compreso il rischio di cancro della pelle, indotte da radiazione ultravioletta (UV). Le radiazioni solari UV sono considerate alla stregua dei cancero- geni ambientali più diffusi, e l'esposizione cronica della pelle ai raggi UV conduce al carcinoma delle cellule squamose e basali e al melanoma nella popolazione umana. Una grande varietà di sostanze fitochimiche sono stati segnalate per avere una considerevole attività anti-cancerogena a causa delle loro proprietà antiossidanti e anti-infiammatorie. La silimarina è una di loro ed è ampiamente attività studiata per la sua capacità fotoprotettiva della pelle. La silimarina, un flavanolignano, viene estratto dai frutti e dai semi di cardo mariano (Silybum marianum L. Gaertn.), e ha dimostrato di avere effetti chemiopreventivi contro la fotocarcinogenesi in modelli di tumore nel topo. Il trattamento topico della silimarina ha inibito la fotocarcinogenesi nei topi in termini di incidenza del tumore, di molteplicità dei tumori e di crescita dei tumori. Un’ampia varietà di studi sul meccanismo di azione in vivo condotti in una varietà di modelli murini hanno indicato che la silimarina ha proprietà antiossidanti, anti-infiammatorie e proprietà immunomodulanti che modelli hanno portano alla prevenzione della fotocarcinogenesi nei topi. Questa rassegna riassume e aggiorna il potenziale fotoprotettivo della silimarina con l'accento in particolare sul suo meccanismo di azione in vivo. Si suggerisce che la silimarina può favorevolmente essere usata come integratore per la protezione solare, e può essere utile per le malattie della pelle associate a infiammazione indotta da radiazioni solari UV, stress ossidativo e effetti immunomodulatori.

     

    Integr Cancro Ci. Giugno 2007, 6 (2) :130-45.

    L’efficacia chemiopreventiva della silimarina nel cancro della pelle e della prostata.

    G profonda, Agarwal R.

    Fonte: Department of Pharmaceutical Sciences, School of Pharmacy, University of Colorado Health Sciences Center, CO 80262, USA.

    Abstract
    La prevenzione e l’intervento terapeutico con phytochemicals è una dimensione nuova nell’ambito della gestione del cancro. A questo proposito, il ruolo chemiopreventivo del cancro della silimarina (Silybum marianum) è stato ampiamente studiato e ha dimostrato l'efficacia antitumorale contro il cancro in vari distretti corporei, in particolare in quello della pelle e della prostata. Nel cancro della pelle, il trattamento con silimarina inibisce la carcinogenesi avviata o promossa da radiazioni ultraviolette B o chimicamente. Questi effetti della silimarina contro la carcinogenesi cutanea sono stati attribuiti alla sua forte azione antiossidante e anti-infiammatoria e al suo effetto inibitorio sulla segnalazione mitogena. Allo stesso modo, il trattamento con silimarina inibisce la carcinogenesi prostatica indotta da 3, 2-dimetil-4-aminobifenile e ritarda la crescita del cancro avanzato della prostata xenotrapiantato in topi nudi atimici. Nel cancro della prostata, il trattamento con silimarina produce una down-regolazione del recettore androgeno-, del recettore del fattore di crescita epidermico e della segnalazione mediata dal fattore nucleare -kappaB e induce arresto del ciclo cellulare. Ampi risultati preclinici hanno sostenuto il potenziale antitumorale della silimarina, e ora la sua efficacia è stata valutata nei pazienti oncologici.

     

    Melissa officinalis

    La Melissa officinalis o Melissa è una pianta erbacea spontanea, perenne e rustica, molto ricercata dalle api ed è appunto per questo motivo che prende il nome dal greco mélissa.

    Le foglie di Melissa contengono i seguenti principi attivi: Olio essenziale (0,05-0,1%, prodotto dai tricomi ghiandolari) contenente citronellale, citrale a e b, acetato di eugenolo e geraniolo, altri mono e sesquiterpeni (beta-cariofillene, germacrene D). Acidi triterpenici (ac.ursolico, ac.oleanolico, ac.pomolico). Acidi polifenolici con legame glicosidico (ac.rosmarinico, ac.clorogenico, ac.caffeico, ac.ferulico, ac.protocatechico). Flavonoidi (luteolina, luteolin 7-O-beta-D-glucopiranoside, apigenin 7-O-beta-D-glucopi- ranoside, luteolin-7-O-beta-D-glucuronopiranoside, luteolin 3’-O-beta-D-glucuronopiranoside, luteolin 7-O-beta-D-glucopiranoside-3’-O-beta-D-glucuronopira-noside, quercitroside, rhamnocitrina, isoquercitrina, cinaroside. ramnazina). Tannini; polisaccaridi.
    I componenti fenolici (ac.rosmarinico) dell’estratto di Melissa esercitano proprietà antiossidanti, inibizione della perossidazione lipidica ed azione radical scavenger. La Melissa, grazie alle sue proprietà spasmolitiche favorenti il rilassamento della muscolatura bronchiale viene consigliata nel trattamento dell’asma. E’ presente infatti in formulazioni di sciroppi decongestionanti ed antiallergici.
    L’olio essenziale di Melissa a 500 mcg/ml inibisce completamente lo sviluppo del lievito Saccharomyces cerevisiae. Il componente principale, il citrale (58,3%) risulta un potente fungitossico. Applicata esternamente la Melissa esercita proprietà antifungine ed antimicro-biche. La droga risulta efficace sotto forma di unguento (0,7 g di droga ogni grammo di unguento) nel trattamento dell’herpes simplex di tipo I. In un trial clinico randomizzato, in doppio cieco e placebo-controllato condotto su 66 pazienti affetti da herpes simplex labiale ricorrente, una crema a base di Melissa ha prontamente evidenziato una rapida riduzione dei sintomi (prurito, bruciore, gonfiore, eritema, tensione) e delle dimensioni delle lesioni con accelerazione del tempo di guarigione. La Melissa si presenta come efficace rimedio nelle manifestazioni spastiche-ansiose del tratto gastroenterico e genito-urinario. La Melissa è considerata un riequilibrante del sistema nervoso dalle proprietà toniche e rilassanti. Il medico Avicenna già nell’XI secolo attribuiva alla specie “la meravigliosa proprietà di rallegrare e confortare il cuore”.

     

    Alcuni studi

    Toxicol Ind Salute. 2011 Apr; 27 (3) :205-12. Epub 2010 set 21.

    Effetti di Melissa officinalis L. sullo stato ossidativo e danno al DNA in soggetti esposti a lungo termine a basse dosi di radiazioni ionizzanti.

    Zeraatpishe A, S Oryan, MH Bagheri, Pilevarian AA, AA Malekirad, M Baeeri, Abdollahi M.

    Università islamica Azad, Tehran, Iran.

    Abstract
    L’obiettivo di questo studio era di determinare la capacità dell’infuso di Melissa officinalis L. (Melissa) di migliorare lo stato di stress ossidativo nel 
    personale di radiologia, esposto a continue basse dosi di radiazioni durante il lavoro. Lo studio si è basato su una prova clinica prima-dopo eseguita  su 55 individui del personale di radiologia. È stato chiesto loro di bere infuso melissa, preparato come una bustina di tè, due volte al giorno (1,5 g/100 ml) per 30 giorni. Sono stati misurati nel plasma, prima e dopo l’utilizzo dell’infuso di melissa, la  perossidazione lipidica, i danni danni al DNA, la catalasi, la superossido dismutasi, la  mieloperossidasi  e l'attività della glutatione perossidasi. L’uso dell’infuso di Melissa nei lavoratori dell’unità medica di radiologia ha determinato un miglioramento significativo nei livelli plasmatici di catalasi , superossido dismutasi e glutatione perossidasi ed una marcata riduzione dei danni plasma DNA, della mieloperossidasi e della perossidazione lipidica. Si è concluso che l'infusione di melissa migliora sensibilmente la condizione di stress ossidativo e danno al DNA nel personale di radiologia quando usato come supplemento dietetico per la protezione dalle radiazioni.

     

    J Med Food. 2008 Mar; 11 (1) :133-43

    Attività antiradicalica, antibatterica e antiproliferativa degli estratti di Melissa officinalis L.

    Canadanovic Brunet-J, G Cetkovic, S Djilas, V Tumbas, G Bogdanovic, Mandic A, S Markov, Cvetkovic D, Canadanovic V.

    Fonte: Facultie of Technology, Università di Novi Sad, Novi Sad, Serbia. jasnab@uns.ns.ac.yu

    Abstract
    L'erba aromatica Melissa officinalis L. può essere usata come una fonte facilmente accessibile di antiossidanti naturali, come integratore alimentare e come possibile phytochemical. Sono state investigate le attività antiradicaliche, antibatteriche e antiproliferative degli estratti di etere di petrolio, cloroformio, acetato di etile, n-butanolo e acqua di M. officinalis L. . I risultati delle attività antiossidanti, ottenuti mediante spettroscopia di risonanza di spin elettronico, hanno confermato che gli estratti indagati hanno soppresso, in maniera dose-dipendente, la formazione di 2,2-difenil-1-picrylhydrazyl 2,2-difenil-1-picrylhydrazyl (DPPH), degli idrossili e dei radicali perossilici lipidici in tutti i sistemi studiati. L’attività antiradicalica verso il DPPH e gli idrossili (SA (DPPH) = SA (OH) = 100%) è stata massima in presenza dell’estratto di n-butanolo a concentrazioni, rispettivamente, di 0,4 mg / ml e 0,5 mg / mL. La più alta attività antiossidante, nel sistema di perossidazione lipidica, verso i radicali perossilici lipidici (93,20%) è stata osservata ad una più alta concentrazione (5 mg / mL) di estratto in n-butanolo. La più efficace attività antibatterica è stata espressa dagli estratti di etere di petrolio e acetato di etile sulla Sarcina lutea. L’estratto di cloroformio ha mostrato la più forte attività antiproliferativa con un effetto del 50% e valori di concentrazione inibitoria di 0,09 mg / ml e 0,10 mg / ml rispettivamente sulle linee cellulari HeLa e MCF-7. Il presente studio ha dimostrato l'elevato contenuto di composti fenolici e le attività antiradicalica, antibatterica e antiproliferativa degli estratti di M. officinalis L. provenienti dalla Serbia.


    Int J Immunopharmacol. 1988; 10 (6) :729-37.

    L'acido rosmarinico: un nuovo inibitore del complemento C3-convertasi con attività anti-infiammatoria.

    Englberger W, Hadding U, Etschenberg E, E Graf, S Leyck, Winkelmann J, Parnham MJ.

    Fonte: Laboratori di Ricerca Nattermann, Colonia, F.R.G.

    Abstract
    L’acidoL’acido rosmarinico (RA) è un composto naturale isolato da Rosmarinus officinalis o Melissa officinalis, che inibisce la immunoemolisi in vitro di eritrociti di pecora coperti di antocorpi indotti da siero di cavia. In ulteriori esperimenti questa riduzione della immunoemolisi  è risultata essere dovuta alla inibizione della C3-convertasi della via classica del complemento. La concentrazione di soglia per l'inibizione della C3-convertasi era di 10 (-6) mol / l. di RA, con una concentrazione inibente ottimale compresa tra 5 e 10 mumol / l., cui segue una inibizione di circa il 70% dell’ emolisi. Tuttavia concentrazioni maggiori di RA sono stati meno efficaci ad inibire C3-convertasi. L'inibizione non può essere specifico per la C3-convertasi, dal momento che anche un altra proteasi sierica, l’elastasi, è stata inibita debolmente dal RA in vitro. RA esposti anche attività inibitoria in tre modelli in vivo, in cui l'attivazione del complemento gioca un ruolo. Così, RA (0,316-3,16 mg / kg im) edema zampa ridotta indotta dal fattore di cobra veleno (CVF) nel ratto, ed a 100-100 mg / kg PO inibito passivo anafilassi cutanea nel ratto. Inoltre, a 10 mg / kg i.m.i.m. RA alterata attivazione in vivo di calore ucciso Corynebacterium parvum (IP) dei macrofagi del mouse, come misurato dalla capacità è diminuita del macrofagi attivati a subire il burst ossidativo. RA (0,1-10 mg / kg im) non ha inibito la t-butil idroperossido edema zampa indotta nel ratto, che indica la selettività per i processi di complemento-dipendente.


    J Neurol neurosurg Psychiatry. Luglio 2003, 74 (7) :863-6.

    L’estratto di Melissa officinalis L. nel trattamento di pazienti affetti da malattia di Alzheimer di grado da lieve a moderato: un studio con placebo in doppio cieco, randomizzato, controllato.

    Akhondzadeh S, M Noroozian, M Mohammadi, S Ohadinia, AH Jamshidi, Khani M.

    Fonte: Roozbeh Ospedale Psichiatrico, Università di Teheran delle Scienze Mediche, Tehran, Iran. s.akhond @ neda.net

    Abstract
    OBIETTIVO: Valutare l'efficacia e la sicurezza dell’estratto di Melissa officinalis utilizzando una dose fissa (60 gocce / die) in pazienti con lieve o moderata malattia di Alzheimer.
    DESIGN: uno studio di quattro mesi, a gruppi paralleli, controllato con placebo effettuati in tre centri a Teheran, Iran.
    METODI: Pazienti con malattia di Alzheimer da lieve a moderata di età compresa tra 65 e 80 anni (n = 42; 18 donne, 24 uomini) con un punteggio di> o = 12 sulla sottoscala cognitiva della scala per la valutazione della malattia di Alzheimer (ADAS-Cog) e <o = 2 sulla scala di valutazione clinica della demenza (CDR) sono stati randomizzati per entrare nel gruppo con  placebo oppure a dose fissa di estratto di  Melissa officinalis. Le misure di efficacia principali erano il cambiamento della ADAS-cog e punteggi CDR-SB rispetto al basale. Gli effetti collaterali sono stati sistematicamente registrati.
    RISULTATI: Dopo quattro mesi, l’estratto di Melissa officinalis ha prodotto un risultato significativamente migliore sulle funzioni cognitive rispetto al placebo (ADAS-Cog: df = 1, F = 6,93, p= 0,01; CDR: df = 1, p F = 16,87, <0,0001). Non ci sono state differenze significative nei due gruppi in termini di effetti indesiderati osservati, eccetto l’agitazione, che era più comune nel gruppo placebo (p = 0,03).
    CONCLUSIONI: L’estratto di Melissa officinalis ha un valore nella gestione della malattia di Alzheimer nei gradi da lieve a moderato e ha un effetto positivo sulla agitazione in questi pazienti.

     

    Tè verde

    Il tè verde è un tipo di tè composto esclusivamente da foglie di Camellia sinensis (o Thea Il tè verde è un tipo di tè composto esclusivamente da foglie di Camellia sinensis (o Thea chinensis) che durante la lavorazione non debbono subire alcuna ossidazione. La composizione chimica del tè verde ad uso alimentare rappresenta in pratica la composizione delle foglie fresche, dato che la procedura di lavorazione prevede la sola essiccazione ad alte temperature, e non la fermentazione. Composti polifenolici (30%) prevalentemente catechine o flavonoli, flavonoidi, tannini, ac.clorogenico. Caffeina o teina (1-5%) e piccole quantità di alcaloidi xantinici (teofillina, teobromina, ecc.). Saponine. Vitamine e minerali (C, B, Ca, Fe, ). Fin dai primordi del suo consumo, al tè verde sono stati attribuiti effetti positivi sulla salute. Ma solo negli ultimi anni l'entità reale di questi benefici è stata studiata in maniera scientifica: ci sono evidenze secondo cui i bevitori regolari di tè verde mostrano minore incidenza di malattie cardiache e tumori. Nel Kissa Yojoki (Libro del tè), il prete zen Eisai, descrisse nel 1191 gli effetti benefici del tè verde sui cinque organi vitali, in particolare il cuore. La principale attività è quella di potenziare le difese antiossidanti (catalasi, superossido dismutasi e glutatione perossidasi) e quindi diminuire il danno cellulare. Questo produce effetti salutari su tutti i tessuti. I meccanismi alla base dell'attività anticancro del tè verde sono le proprietà antiossidanti, l'induzione di enzimi della fase II, l'inibizione dell'espressione e del rilascio di TNF-a, l'inibizione della proliferazione (arresto del ciclo cellulare), l'induzione dell'apoptosi, l'inibizione della telomerasi. Una metanalisi pubblicata dall'Università di Yale del 2006 ha puntato l'attenzione su quello che viene chiamato "paradosso asiatico": in Asia esiste una minore incidenza di malattie cardiovascolari e cancro, nonostante un consumo elevato di sigarette. Probabilmente le importanti quantità di tè verde consumate dagli asiatici hanno un ruolo protettivo. In un grosso studio di popolazione del 2006, il tè verde (almeno una tazza al giorno per sei mesi), nelle donne, riduceva del 27% il rischio di calcoli biliari, del 44% il rischio di cancro della colecisti e del 35% il rischio di cancro delle vie biliari. Il tè verde ha proprietà termogeniche e promuove l'ossidazione dei grassi, tali effetti sarebbero dovuti alle catechine che stimolano il metabolismo ad accelerarsi. Inoltre il tè verde favorisce l'ossidazione dei grassi rispetto a quella degli zuccheri durante l'esercizio fisico moderato, e può migliorare la sensibilità all'insulina nel giovane adulto sano. Il tè verde ha globalmente un potente effetto neuroprotettivo. Potrebbe avere un ruolo nella prevenzione e nel trattamento di malattie neurodegenerative: Parkinson e Alzheimer. Un consumo maggiore di tè verde è associato ad una minore prevalenza di disturbi cognitivi nell'uomo. I polifenoli del tè verde combattono i deficit cerebrali cognitivi dovuti alla sindrome da apnee ostruttive notturne (OSAS), caratterizzata da ipossia intermittente. I polifenoli del tè verde possono prevenire l'artrite reumatoide nei ratti, oppure ne diminuiscono la severità dei sintomi, e riducono i sintomi in un modello murino di sindrome di Sjögren. Il tè verde ha un potenziale applicativo nella prevenzione e nel trat- tamento di malattie infiammatorie, in quanto inibisce l'enzima che produce istamina. Un estratto di tè verde filtrato in acqua calda, applicato sulla cute per dieci minuti, tre volte al giorno, migliorerebbe entro 22 giorni il danno cutaneo da terapia radiante. Il tè verde protegge il cristallino ed è utile per la prevenzione della cataratta.

     

    Alcuni studi

    Neurotox Ris. 2011 Feb 4.

    La potenziale protezione dei Polifenoli del Tè verde contro i danni indotti da radiazioni elettromagnetiche a 1.800 MHz sui neuroni corticali del ratto.

    Liu ML, JQ Wen, YB Fan.

    Fonte. Key Laboratory for Biomechanics and Mechanobiology of Ministry of Education, School of Biological Science and Medical Engineering, Beihang University, Beijing, 100191, China, liuml@buaa.edu.cn

    Abstract
    II campi elettromagnetici da radiofrequenza (EMF) sono nocivi per la salute pubblica, ma il meccanismo certo anti-irradiazione non è ancora chiaro. Il presente studio è stato condotto per investigare i possibili effetti protettivi dei polifenoli del tè verde contro le lesioni indotte dalle radiazioni elettro- magnetiche nelle colture di neuroni corticali di ratto. In questo studio, polifenoli del tè verde sono stati utilizzati nei neuroni corticali in colture esposte 1800 MHz gli EMF prodotti dal telefono cellulare. Abbiamo riscontrato che l'irradiazione da cellulare per 24 ore induce una marcata morte di cellule neuronali nei test dell’ MTT (3-(4,5-dimethylthiazole-2-yl)-2,5-diphenyl-tetrazolium bromide) e TUNEL (TdT mediated biotin-dUTP nicked- end labeling), e gli effetti protettivi dei polifenoli del tè verde sui neuroni corticali feriti sono stati dimostrati testando il l contenuto di proteina Bcl-2 Assaciated X (Bax) nel saggio di immunoprecipitazione e nell’analisi Western Blot. Nei risultati del nostro studio, gli aumenti indotti da radiazioni del cellulare nel contenuto di Bax attivo sono stati inibiti in modo significativo da parte dei polifenoli del tè verde, mentre il contenuto totale di Bax non aveva alcuna variazione significativa dopo il trattamento con i polifenoli del tè verde. I nostri risultati suggeriscono un effetto neuroprotettivo dei polifenoli del tè verde contro le lesioni indotte da irradiazione con i cellulari sui neuroni corticali di ratto in coltura.

     

    Drugs Aging. 2003; 20 (10) :711-21.

    Le potenziali proprietà terapeutiche dei polifenoli del tè verde nella malattia di Parkinson

    Pan T, J Jankovic, Le W.

    Fonte: Neurobiology Laboratory and National Laboratory of Biomembrane and Membrane Biotechnology, College of Life Sciences, Peking University,

    Beijing 100871, China. deniseml@163.com

    Abstract
    Il tè è una delle bevande più frequentemente consumate nel mondo. E 'ricco di polifenoli, un gruppo di composti che presentano numerose attività biochimiche. Il tè verde non è fermentato e contiene più catechine del tè nero o del tè oolong. Sebbene l'evidenza clinica è ancora limitata, i dati circostanziali da molti studi recenti suggeriscono che i polifenoli del tè verde possono promuovere la salute e ridurre l'insorgenza delle malattie e, eventualmente, proteggere contro la malattia di Parkinson e altre malattie neurodegenerative. I polifenoli del tè verde hanno dimostrato attività neuroprotettrice in colture cellulari e modelli animali, come la prevenzione del danno cellulare indotto da neurotossina. Le proprietà biologiche dei polifenoli del tè verde, riportate in letteratura includono l’azione antiossidante, free radical scavenging, proprietà ferro-chelanti, l'inibizione dell’assorbimento di (3)H-dopamina e (3)H-metil-4-phenylpyridina, l'attività di riduzione della catecol-O-metiltransferasi, l’attivazione dei segnali della via della proteina chinasi C o delle chinasi extracellulari signal-regulated, e la modulazione del ciclo cellulare e della sopravvivenza cellulare. Tutti questiquesti effetti biologici possono beneficiare i pazienti con malattia di Parkinson. Nonostante i numerosi studi negli ultimi anni, la comprensione delle attività biologiche e i benefici per la salute dei polifenoli del tè verde è ancora molto limitata. Ulteriori approfondimenti sono necessari per studiare la sicurezza e l'efficacia del tè verde negli esseri umani e per determinare i diversi meccanismi di neuroprotezione del tè verde.

     

    Arch Biochem Biophys. 2010 Set 1, 501 (1) :65-72. Epub 2010 giu 15.

    Le attività antiossidanti e pro-ossidanti dei polifenoli del tè verde: un ruolo nella prevenzione del cancro.

    JD Lambert, Elias RJ.

    Fonte: Dipartimento di Scienze degli Alimenti, Università di Stato della Pennsylvania, University Park, PA 16.802, USA. jdl134@psu.edu

    Abstract
    Il Tè verde (Camellia sinensis) è ricco di catechine, di cui l’(-)-epigallocatechina-3-gallato (EGCG) è il più abbondante. Studi in modelli animali di cancerogenesi hanno dimostrato che il tè verde e EGCG possono inibire la genesi dei tumori durante gli stadi di promozione di iniziazione e di progressione. Molti potenziali meccanismi sono stati proposti e comprendono sia gli effetti antiossidanti che pro-ossidanti, ma permangono dubbi circa la rilevanza di questi meccanismi per la prevenzione del cancro. Nel presente riesame, discuteremo la chimica redox delle catechine del tè e la letteratura corrente sugli effetti antiossidanti e pro-ossidativi dei polifenoli del tè verde, in quanto riferiti alla prevenzione del cancro. Segna- liamo che, anche se le catechine sono antiossidanti chimici che possono spegnere radicali liberi e chelare metalli di transizione, ci sono prove che alcuni degli effetti di questi composti possono essere correlati alla induzione di stress ossidativo. Tali effetti pro-ossidanti sembrano essere respons- abili per l'induzione di apoptosi nelle cellule tumorali. Questi effetti pro-ossidanti possono anche indurre i sistemi antiossidanti endogeni nei tessuti normali, che offrono protezione contro l’insulto dei cancerogeni. Questa recensione è tesa ad evidenziare le zone poco studiato e a stimolare la ricerca sul tema con la speranza che risultino delle intuizioni sui meccanismi dell’attività di prevenzione del cancro dei polifenoli del tè.

     

    Res Prev Cancro (Phila). 2010 Feb; 3 (2) :179-89. Epub 2010 Gen 26.

    I polifenoli del tè verde prevengono l’immunosoppressione indotta dai raggi UV mediante una rapida riparazione del danno al DNA e un aumento della riparazione genica per excisione di nucleotidi.

    Katiyar SK, M Vaid, van Steeg H, SM Meeran.

    Fonte: Department of Dermatology, University of Alabama at Birmingham, 35294, USA. skatiyar@uab.edu

    Abstract
    L’immunosoppressione indotta da raggi UV è stata implicata nello sviluppo dei tumori della pelle. I polifenoli del tè verde (GTP) in acqua potabile evitano la fotocarcinogenesi nella pelle di topi. Abbiamo studiato se i GTP in acqua potabile (0.1-0.5%, w / v) impediscono ai raggi UV di indurre immunosoppressione e (se così) i potenziali meccanismi di questo effetto nei topi. I GTP (0,2% e 0,5% w / v) hanno ridotto la soppressione di ipersensibilità da contatto (CHS) indotta da raggi UV in risposta ad un sensibilizzatore da contatto in modelli di CHS locali (58-62% di riduzioni, p <0,001) e sistemici (51-55% di sconto , p <0,005). Rispetto ai topi non trattati, i topi trattati con GTP (0,2% w / v) hanno avuto un numero ridotto di cellule positive al dimero ciclobutano pirimidina (CPD (+)) (59%, p <0,001) nella pelle, mostrando una più veloce riparazione del danno al DNA indotto da raggi UV, ed hanno avuto una migrazione ridotta (2 volte), ddi cellule CPD (+) dalla pelle ai linfonodi, che è stata associata con livelli elevati di riparazione genica per excisione di nucleotidi (NER). I polifenoli del té verde non ha impedito l’immunosoppressione indotta da raggi UV nei topi con deficit di NER ma l’hanno significativamente impedita nei topi NER-competenti (P<0,001); l’analisi immunoistochimica delle cellule CPD (+) ha indicato che i GTP hanno ridotto il numero delle cellule CPD(+) indotte da raggi UV nei topi NER-competenti (P <0,001) ma non nei topi con deficit di NER. L’analisi Southwestern dot-blot ha rivelato che i GTP hanno riparato le cellule CPD in un gruppo di complementazione A di xeroderma pigmentosum (XPA)-competente di persone sane ma non lo ha fatto in cellule XPA-cellule-abile di una persona sana, ma non nelle cellule XPA-deficitarie ottenute da pazienti XPA, indicando che un meccan- ismo NER è coinvolto nella riparazione del DNA. Questo studio è il primo a mostrare un nuovo meccanismo NER per il quale bere GPT impedisce l’immunosoppressione indotta da UV e che inibendo l’immunosoppressione indotta da UV i GTP possono essere alla base di un’attività chemiopreventiva contro la fotocarcinogenesi.

     

    Zingiber officinale

    Lo zenzero (Zingiber officinale) è una pianta erbacea delle Zingiberaceae (la stessa famiglia del Cardamomo) originaria dell'Estremo Oriente.
    Il rizoma contiene i principi attivi della pianta: olio essenziale (composto in prevalenza da zingiberene), gingeroli e shogaoli (principi responsabili del sapore pungente), resine e mucillagini, e presenta in modo più pronunciato il sapore e l'aroma tipico che lo vedono ampiamente utilizzato come spezia, specie in forma essiccata e polverizzata, o fresco in fette sottili. Il rizoma fresco, con l'ebollizione consente la coagulazione del latte come altre sostanze di origine animale o vegetali (caglio). Infine, entra nella prepararazione della bevanda analcolica nota come ginger ale ed in una variante del cioccolato modicano. Ha proprietà stimolanti la digestione (stomachico), stimolanti la circolazione periferica, antinfiammatorie ed antiossidanti, e si ritiene tradizionalmente contribuisca alla conservazione ed all'esaltazione dei sapori delle pietanze cui è solitamente associato. Il rizoma possiede una evidente azione antinausea, antiemetica (contro il vomito), antipiretica e antiinfiammatoria. Lo zenzero è sulla lista delle sostanze "genericamente considerate salubri" della FDA Statunitense. Lo zenzero può anche diminuire il dolore causato dall'artrite alle articolazioni, anche se gli studi sull'argomento sono incoerenti; inoltre può avere proprietà anticoagulanti, e abbassare il colesterolo, il che può renderlo utile per il trattamento di cardiopatie. Le sostanze contenute nello zenzero sono attive contro una forma di diarrea che è uno dei principali fattori di mortalità infantile nelle nazioni in via di sviluppo. Lo zenzero, in numerosi studi, si è dimostrato efficace per il trattamento della nausea causata dal mal di mare, dalla gravidanza, e dalla chemioterapia.
    Ci sono una gran varietà di usi per lo zenzero, nella medicina popolare. Il tè di zenzero è un rimedio per il raffreddore. Tre o quattro foglie di basilico sacro, insieme ad un pezzetto di zenzero a stomaco vuoto, sono una cura efficace per congestione, tosse e raffreddore. Il Ginger Ale e la birra di zenzero sono stati raccomandati come "calmanti per lo stomaco" per generazioni, nelle nazioni dove tali bevande vengono prodotte, e l'acqua di zenzero era comunemente usata per evitare i crampi da calura, negli Stati Uniti. Lo zenzero è stato inoltre storicamente usato per trattare le infiammazioni, come confermato da diversi studi scientifici, anche se un caso specifico di artrite mostrò che lo zenzero non era meglio di un placebo o dell'ibuprofene. In Birmania, vengono fatti bollire insieme lo zenzero e un dolcificante locale ricavato dal succo dell'albero di palma (Htan nyat), e vengono usati per prevenire l'influenza. in Cina, una bevanda o bibita ricavata da zenzero affettato e cotto in acqua dolcificata, viene usata come medicina popolare per il raffreddore. Nel Congo, lo zenzero viene schiacciato e mescolato con la linfa dell'albero del mango per fare il Tangawisi, che è considerato una panacea univerale.. In India, lo zenzero in pasta è applicato sulle tempie per dare sollievo dal mal di testa, ed è ingerito da chi soffre di comune raffreddore. Nelle Filippine viene preparata, per colazione, una tradizionale bevanda salutare chiamata "salabat", facendo bollire pezzetti di zenzero e aggiungendo zucchero; è considerata una buona cura per le infi-ammazioni della gola.

     

    Alcuni studi

    Free Radic Res. 2007 May;41(5):603-14

    Il [6]-gingerolo previene la produzione di ROS e l’espressione di COX-2 indotti da UVB in vitro e in vivo.

    JK Kim, Kim Y, KM Na, Surh YJ, TY Kim.

    Fonte: Department of Dermato-Immunology, College of Medicine, Catholic Research Institute of Medical Science, The Catholic University of Korea, Seoul, South Korea.

    Abstract
    Il [6]-gingerolo, un fenolo vegetale presente in natura, è uno dei principali componenti dello zenzero fresco (Zingiber officinale Roscoe, Zingiberaceae) e ha effetti farmacologici diversi. Qui, descriviamo le sue attività, di recente osservazione, anti-ossidanti, anti-apoptotiche e l’attività anti-infiammatorie in vitro e in vivo. In vitro, il pre-trattamento con [6]-gingerolo ha ridotto i livelli intracellulari di specie reattive dell'ossigeno, l'attivazione della caspasi-3, -8, -9 e l’ espressione Fas indotti da UVB. Ha inoltre ridotto l’espressione e la transattivazione di COX-2 indotte da UVB. La traslocazione di NF-kappaB dal citosol al nucleo delle cellule HaCaT è stata inibita da [6]-gingerolo attraverso la soppressione della fosforilazione IkappaBalpha (ser-32). Gli esami EMSA e immunoistochimici hanno dimostrato che l'applicazione topica di [6]-gingerolo (30 microM) prima di irradiazione UVB (5 kJ / m (2)) sui topi glabri ha, anche, inibito l'induzione di COX-2 mRNA e delle proteine, nonché della traslocazione di NF-kappaB. Questi risultati suggeriscono che il [6]-gingerolo potrebbe essere un efficace agente terapeutico nella protezione contro le malattie della pelle indotte da UVB.


    Pharmacol Biochem Behav. 2006 Jun;84(2):179-88. Epub 2006 Jun 21.

    Lo Zingiber officinale mostra radioprotezione comportamentale nei confronti della CTA indotta da radiazioni in un modo specifico di genere.

    Haksar A, Sharma A, R Chawla, Kumar R, R Arora, S Singh, Prasad J, M Gupta, RP Tripathi, MP Arora, l'Islam RK F, Sharma.

    Fonte: Division of Radiological Imaging, Bio-informatics and Radiation Biology, Institute of Nuclear Medicine and Allied Sciences, Brig. S. K. Mazumdar Road, Delhi-110054, India.

    Abstract
    A livello dell’organismo l'esposizione alle radiazioni può indurre avversione gustativa (CTA) appresa e vomito, che sono stati proposti come endpoints comportamentali che sono mediati dagli effetti nocivi delle radiazioni sui sistemi periferici, soprattutto il sistema gastrointestinale. Pertanto, l'obiettivo dell'indagine è stato quello di studiare l'azione gastroprotettiva dell’estratto idroalcolico di rizoma di Zingiber (Zingiber officinale Rosc.) sull’avversione gustativa (CTA) appresa indotta da radiazioni in entrambi i generi maschile e femminile di specie animali, per testare il suo potenziale come radioprotettore comportamentale. La somministrazione di estratto Zingiber 1 h prima di 2 Gy di radiazioni gamma è stata significativamente efficace nel bloccare la risposta da avversione alla saccarina, con 200 e 250 mg / kg b.wt. ip, le dosi sono state più efficaci per i ratti maschi che per quelli femmina. Un confronto tra l'efficacia dell’estratto di zingiber con due farmaci antiemetici, ondansteron e desametasone, ha rivelato che l'estratto ha reso una protezione analoga contro la CTA indotta da radiazioni. I nostri esperimenti hanno confermato l'esistenza della dicotomia sessuale (cioè, il sesso dell’animale influenza fortemente la risposta verso l'esposizione alle radiazioni), in relazione alle risposte comportamentali (CTA) o alle differenze metaboliche. Le variazioni osservate tra i generi è stato ipotizzato essere il risultato di fluttuazioni ormonali e delle differenze nei parametri farmacologici  tra ratti maschi e femmine. Per correlare il meccanismo di azione in un sistema cell-free, è stato anche testato il potenziale di free-radical-scavenging dell’estratto di zenzero nel pulire lo ione idrossile e l'ossido nitrico,  e una concentrazione di 1000 microg / ml, è risultata essere la più potente, questa è stata proposta come una delle tante modalità di supporto nella sua capacità complessiva di modulare l’avversione gustativa indotta da radiazioni. I risultati dimostrano che lo zenzero possiede proprietà antiossidanti, radioprotettive e neuromodulatorie che possono essere efficacemente utilizzate per radioprotezione comportamentale e per attenuare efficacemente la CTA indotta da radiazioni in entrambi i generi maschile e femminile delle speci.


    Cancer Biother Radiopharm. 2004 Aug;19(4):422-35.

    Lo Zenzero (Zingiber officinaleRosc.), un integratore alimentare, protegge il topo dalla letalità indotta da radiazioni: meccanismo di azione

    Jagetia G, M Baliga, Venkatesh P.

    Fonte: Department of Radiobiology, Kasturba Medical College, Manipal, India. gc.jagetia@kmc.manipal.edu

    Abstract
    L'effetto radioprotettivo dell’estratto idroalcolico di rizoma dello zenzero (Zingiber officinale; ZOE) è stata studiato nei topi cui sono stati somministrati 250 mg / kg per via orale tramite sonda gastrica di ZOE orale una volta al giorno per 5 giorni consecutivi prima dell’esposizione a 6, 7, 8, 9, 10, o 11 Gy di radiazioni gamma. Gli animali sono stati monitorati giornalmente fino a 30 giorni post-irradiazione per osservare lo sviluppo dei sintomi delle malattie da radiazione e la mortalità. Il pretrattamento dei topi con ZOE ha ridotto la gravità dei sintomi delle malattie da radiazione e la mortalità a tutte le dosi di esposizione ed ha anche aumentato il numero di superstiti nel gruppo  ZOE + irradiazione rispetto al gruppo di controllo con acqua bidistillata + irradiazione. Il trattamento ZOE ha protetto i topi contro la morte correlata al tratto gastrointestinale così come dai decessi correlati al midollo osseo. Il fattore di riduzione del dosaggio, è risultato essere 1.2. La somministrazione di ZOE dopo l'esposizione ai raggi non era efficace, in quanto nessuno è sopravvissuto a 30 giorni post-irradiazione. La riduzione dello schema di somministrazione a 3 giorni o l’aumento a 7 giorni non hanno mostrato altrettanta efficacia rispetto a una pianificazione di 5 giorni consecutivi. L'irradiazione degli animali ha determinato un aumento dose-dipendente della perossidazione lipidica, mentre l'esaurimento del contenuto di glutatione (GSH) è stata verificata il giorno 31 post-irradiazione. Il trattamento dei topi con ZOE prima dell’irraggiamento ha causato una riduzione significativa della perossidazione lipidica seguita da un significativo aumento della concentrazione di GSH nel fegato dei topi al giorno 31 post-irradiazione. Il meccanismo d'azione dello Zoe è stata determinato valutando la sua capacità di scavenging di radicali liberi. Lo zenzero ha dimostrato di pulire i radicali *OH , O2*- e ABTS *+ in modo dose-dipendente in vitro. Il farmaco si è mostrato non-tossico fino ad una dose di 1500 mg / kg di peso corporeo, la dose più alta di farmaco che potrebbe essere testata per la tossicità acuta.


    J Med Food. 2010 Jun;13(3):673-80.

    Lo Zingiber officinale protegge le cellule HaCaT e i topi C57BL / 6 dall’infiammazione indotta da  raggi ultravioletti B

    Guahk GH, Ha SK, Jung HS, Kang C, CH Kim, Kim YB, SY Kim.

    Fonte: Graduate School of East-West Medical Science, Kyung Hee University, Yongin-si, Republic of Korea

    Abstract
    La luce Ultravioletta (UV) è  cancerogeno fisico, e l'irradiazione UV da raggi solari ha effetti negativi sulla cute umana. L’infiammazione indotta da UVB è legata alla induzione eccessivo di varie citochine/chemochine infiammatorie in molti tipi di cellule, inclusi i cheratinociti. Lo scopo di questo studio era di studiare l'effetto anti-infiammatorio dell’estratto acquoso di Zingiber officinale, gingeroli, e shogaol sulle lesioni UVB le lesioni cutanee indotte da UVB nella linea cellulare HaCaT di cheratinociti umani e nei topi C57BL / 6. Per testare la possibilità che un composto sia efficace per proteggere contro l'infiammazione della pelle danneggiata dai raggi UV, abbiamo preparato un estratto acquoso di rizomi di zenzero e abbiamo esaminato gli effetti di Z. officinale, dei gingeroli, e degli shogaol sulla vitalità delle cellule e la produzione di citochine / chemochine in cellule HaCaT irradiate con UV. Abbiamo anche studiato la rilevanza in vivo di questi risultati in topi C57BL / 6 mediante colorazione con ematossilina ed eosina e misurazioni delle citochine. Un estratto in acqua di Zenzero, gingeroli, e shogaol ha inibito la produzione di citochine in cellule HaCaT UVB-irradiate in modo efficace. Il trattamento con Z. officinale ha attenuato l’iperplasia indotta da UVB, l'infiltrazione dei leucociti, e la dilatazione dei vasi sanguigni nel derma di topi. Z. officinale, gingeroli, e shogaoli mostrano un potenziale come agenti anti-infiammatori per proteggere la pelle dai danni irradiazione UVB.

     




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